Disastro ambientale del Fiume Treste.
Colpevoli impuniti?
Colpevoli impuniti?
Scritto da admin, il 15 dicembre 2011
Le Guardie Ittiche Volontarie dell’ARCI Pesca, hanno individuato e denunciato a tutte le autorità competenti un grave scempio ambientale nel fiume Treste, affluente del fiume Trigno, in provincia di Chieti.
A valle dell’abitato di Castiglione Messer Marino, non lontano dalla zona artigianale, è stato scoperto uno scarico idrico inquinante che si immette nelle acque del fiume Treste.
Le Guardie Ittiche, coordinate da Giuseppe Zappetti, hanno rilevato a partire dal 3 dicembre e per tutta la settimana successiva, lo sversamento di liquami scuri e maleodoranti che hanno contaminato le acque del fiume, con gravi ripercussioni sull’ecosistema acquatico.
Purtroppo episodi analoghi si erano stati già verificati e prontamente denunciati dalla stessa associazione nel 2010 che , appare evidente, non hanno sortito l’effetto dovuto.
Infatti, anche dopo le denunce alle autorità competenti, gli articoli e servizi giornalistici la situazione di contaminazione idrica è rimasta immutata.
Il danno ambientale è, purtroppo, evidente. La foto a lato dell’articolo dimostra chiaramente che uno scarico di colore nerastro, si immette nel corpo principale del fiume Treste, limpidissimo nel tratto più a monte. Addirittura sembrano chiare anche le tracce relative alla provenienza dei liquami.
Si tratta di un fatto vergognoso, tanto più perchè colpisce un tratto di fiume non lontano dalla sorgente e che ricade integralmente nel Sito di Interesse Comunitario Monti Frentani e Fiume Treste .
Chi sono i responsabili di questo disastro ambientale? Chi è obbligato ad intervenire? Che genere di sostanza viene scaricata illegalmente nel fiume? E’ pericolosa per la salute umana e per l’ambiente?
A questi inquietanti interrogativi deve essere data una risposta certa e immediata. E’ intollerabile l’indifferenza di chi è obbligato ad intervenire e a prendere severi provvedimenti per porre fine al disastro ecologico e richiedere il risarcimento del danno ambientale.
In un Paese che si definisce civile la tutela dell’ambiente è solo uno spot elettorale? Quanto ancora dobbiamo restare un Paese di incoscienti che prende provvedimenti solo dopo una sciagura?
Ricordiamo che l’inquinamento di un corpo idrico, nella fattispecie rilevata dalle guardie ittiche volontarie, è un reato penale.
L’Art. 59 del d.vo 152/99, comma 1 dispone che “Chiunque apre o comunque effettua nuovi scarichi di acque reflue industriali, senza autorizzazione, ovvero continua ad effettuare o mantenere detti scarichi dopo che l’autorizzazione sia stata sospesa o revocata, e’ punito con l’arresto da due mesi a due anni“.
Lo stesso articolo, al comma 3, stabilisce che “Quando le condotte descritte ai commi 1 e 2 riguardano gli scarichi di acque reflue industriali contenenti le sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi di sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3A dell’allegato 5, la pena e’ dell’arresto da tre mesi a tre anni“.
Ricordiamo, infine, che il reato di omissione di atti d’ufficio è disciplinato dall’articolo 328 del codice penale.
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