DUE BLITZ ANTI-BRACCONIERI: IN FUGA I PREDONI DEL
FIUME
Liberati tre quintali di pesce di notte nel canal
Bianco a Pontemerlano Lasciati in acqua più di tre chilometri di rete. Dopo
meno di 24 ore il bis nel Mincio
MANTOVA 23 aprile 2015. Ancora un doppio colpo alle
organizzazioni che praticano il bracconaggio nelle acque attorno alla città.
Nella notte un servizio congiunto di agenti del Corpo Forestale dello Stato, di
guardie ittiche della Provincia, e di vigilanti volontari di Parco del Mincio e
Fipsas hanno messo in fuga i componenti di una banda che stava razziando
quintali di pesce nel canal Bianco con una rete proibita.
Ai predoni dei fiumi, che si sono visti sorpresi
proprio mentre finivano di calare le reti in acqua, non è rimasto che
abbandonare tutto e fuggire. Nelle mani delle guardie sono rimasti la rete –
sia i tre chilometri calati in acqua che quella ancora da gettare – il canotto,
i remi, un paio di giubbini, cuffie, guanti e attrezzature. Nelle ultime
settimane le segnalazioni di pescatori locali, relative alla presenza di
furgoni con targa romena e ungherese lungo tutto il tratto del canale e lungo
il Po, si sono fatte più frequenti.
Ecco perché gli agenti della Provincia e del Corpo
Forestale dello Stato, del Parco del Mincio e della Federazione italiana pesca
sportiva hanno iniziato una serie di servizi coordinati per pattugliare i punti
più a rischio. Così anche la notte tra martedì e ieri. Tre auto, sei uomini in
tutto. Con l’obiettivo di battere l’asse del canal Bianco da Formigosa verso
Ostiglia. «L’altra notte abbiamo scelto il canal Bianco perché riteniamo che
qui il bracconaggio sia più praticato – spiegano gli operatori – per i predoni
delle acque è meno rischioso del Mincio o dei laghi: non è area protetta e non
ci sono limiti all’utilizzo alimentare del pescato».
È stato nelle vicinanze del ponte Righella di strada
Cadorna, a Pontemerlano di Roncoferraro, che le guardie, illuminato il corso
del canale con i fari delle auto, hanno intravisto dei bagliori in acqua. Erano
i galleggianti delle reti. Calate a zigzag nel letto del canale, c’era una rete
per la pesca abusiva lunga oltre tre chilometri. Di quelle a maglia larga, per
catturare grossi esemplari. Nelle reti c’erano quasi tre quintali di pesce, in
particolare carpe (una cinquantina) e carassi.
Tutti gli esemplari sono stati liberati in acqua.
Durante il pattugliamento in zona, imboscato tra la vegetazione, le guardie
hanno rinvenuto il canotto con altri due sacchi di rete, pronta per essere
calata, e altra attrezzatura. Tutto è stato confiscato. Servizi di questo
genere, nonostante l’esiguità dei fondi a disposizione, saranno ripetuti. «Il
fenomeno della pesca di frodo rischia di essere fuori controllo, anche in altre
Province si segnala un aumento di episodi» spiegano le guardie. Ieri sera, a
quasi 24 ore di distanza, il bis: ulteriore sequestro di reti e pesce alla
Chiavica del Moro, nelle acque del Mincio. E ancora bracconieri in fuga.
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