I PESCATORI DI FRODO IN AZIONE
Saccheggiati Po, Oglio e Chiese
La denuncia
di una guardia ittica volontaria: si sa chi sono e dove abitano, ma nessuno
interviene. Un database delle associazioni con tutte le informazioni a
disposizione delle forze dell’ordine
Fiume Po |
Mantova 29 dicembre 2016. «Bande di criminali ci stanno
svuotando i fiumi Po, Oglio e Chiese». A lanciare l'allarme è Matteo
Moriero di Canneto sull'Oglio, guardia ittica volontaria della Fipsas,
la Federazione Italiana pesca sportiva. Da tempo si sta battendo per tutelare
soprattutto le acque del suo territorio, il Chiese, l'Oglio e Delmona, luoghi
di scorribande di persone senza scrupoli.
«Da mesi - dice - sono in contatto con i carabineri,
il corpo forestale e i Comuni della zona per denunciare il bracconaggio ittico
e il conseguente commercio illegale di pesce senza alcun controllo
igienico-sanitario, con grave minaccia non solo per l'intero ecosistema ma
anche per la salute di tutti noi. Purtroppo, però, nessuno agisce». Moriero fa
parte di un gruppo di lavoro impegnato a combattere la pesca di frodo assieme
ai rappresentanti di associazioni come Fipsas, Amici della golena e Unione pescatori
estensi (solo per citarne alcune). Ormai è diventato un esperto nella lotta al
bracconaggio: grazie ad un paziente lavoro di presidio del territorio, assieme
ad alcuni colleghi e amici è riuscito a costruire un database con informazioni
e dati preziosi per contrastare tale fenomeno. Documentazione a completa
disposizione delle forze dell'ordine e dei Comuni: «Sappiamo dove sono e come
si muovono. Continuiamo a segnalare alle autorità i loro avvistamenti e
richiediamo interventi notturni anche in pieno parco Oglio sud; ma quelle poche
volte che intervengono, non tempestivamente, però, le forze dell'ordine non
trovano nessuno e allora minacciano di denunciare noi per procurato allarme».
Moriero ha ricostruito la filiera del bracconaggio.
«Fino a qualche anno fa - dice - i pescatori di frodo sul Po erano
principalmente ungheresi. Poi circa dal 2008, quando il delta del Danubio è
diventato parco, i bracconieri romeni che hanno devastato quel fiume si sono
spostati qui. Di preferenza hanno puntato il Po, l'Oglio e in genere tutti i
corsi d'acqua minori. Si muovono di notte con le barche che poi lasciano sulle
rive. Pescano con gli elettrostorditori, l'esplosivo, con agenti chimici e reti
chilometriche e fanno ogni notte strage di pesci. Una volta catturato, il pesce
viene stoccato sulle rive o sui furgoni, senza alcun rispetto delle norme
igieniche e, con bolle o fatture false, in cui si attesta una provenienza
diversa del pescato, e cioè da acque non inquinate come sono le nostre,
trasportato in Romania, a Bucarest. Lì ci sono aziende specializzate che
trasformano la maggior parte del pesce in farina per l'alimentazione animale
che viene poi venduta in tutta Europa, anche in Italia, senza controlli. Il
tutto anche con la complicità di imprenditori e politici di casa nostra». Si
calcola che il 20% del pescato venga venduto nei mercati italiani per il
consumo alimentare.
La guardia ittica di Canneto ha cercato di
sensibilizzare i Comuni dove risiedono i pescatori di frodo stranieri oppure
dove agiscono: «Ho scritto una lettera ai sindaci e assessori di Asola,
Calvatone, Canneto, Piadena e Isola Dovarese - dice - informandoli su quanto
sta succedendo sui loro territori e chiedendo di intervenire. Ho dato anche la
disponibilità mia e delle associazioni che rappresento a collaborare. Dai
Comuni, però, non ho ancora ricevuto risposta». A non aiutare è anche la
normativa sulla pesca, molto farraginosa: «Quei pescatori di frodo - dice
Moriero - spesso sono dotati di licenza di pesca professionale rilasciata da
varie Province con cui possono pescare anche in zone diverse. E quando qualche
volta vengono colti sul fatto, hanno a disposizione avvocati che in qualsiasi
ora e in poco tempo riescono ad opporsi ad eventuali provvedimenti di sequestro
di barche e attrezzature». In questa sua lotta per la legalità e l'ambiente
Moriero dice di non aver mai ricevuto minacce, «ma un amico sì, quando di
giorno si è avvicinato ad una barca ferma sulla riva dell'Oglio. Voleva vedere
che cosa ci fosse dentro, ma dai cespugli sono usciti due uomini che gli hanno
puntato contro un coltello».
Moriero parla di «sensazione di solitudine e
abbandono» da parte di chi cerca di stroncare il bracconaggio tutelando le
acque. «Noi - ripete - continuiamo a chiedere l'intervento delle forze
dell'ordine contro quella gente che spesso è armata, ma quasi mai intervengono
alle nostre chiamate d'aiuto. Dovrebbe intervenire, per competenza, la
Forestale, ma ci risponde che non ha né uomini né mezzi per farlo. E intanto, i
nostri fumi muoiono...». Nessuno, però, si arrende: «Le
nostre associazioni continuano a lavorare sia in campo politico per cambiare o
migliorare leggi assurde e obsolete, sia vigilando in riva ai fiumi,
specialmente di notte, quando lo Stato è assente, per garantire un futuro alle
nostre acque».
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