lunedì 25 aprile 2016

COMUNICATO STAMPA

Il 18 aprile inizia alla Camera la discussione su una proposta di legge sulla pesca marittima a nome di Caon, Catanoso, Oliverio che sotto celate spoglie pone l’obiettivo di finanziare le lobby del settore professionistico e del CONI prelevando denaro ai pescatori sportivi ricreativi in mare.

Una proposta che va al di là di quella trasparenza invocata dal Governo e dal medesimo Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali con la recente raccolta di pareri richiesti ai vari portatori di interessi. 
Finite le risorse del Piano triennale della pesca che elargiva finanziamenti diretti ed indiretti alle lobby del settore professionistico si è riattiva una formula di sostegno tassando oltre 1.000.000 pescatori sportivi sostenendo le indebitate gestioni di queste lobby che fino oggi hanno dimostrato la crisi permanente di un settore che non ha saputo investire le risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione Europea con lo SFOP e con il FEP .
Alla fine dell’esercizio 2012, infatti, sono state ritornate le quote UE per 72.000 euro ( nota del Ministero delle Finanze) che significarono 144 milioni di minori interventi per lo sviluppo del settore a cui si dovranno aggiungere quelli finali dell’esercizio 2013 previsti in ulteriori 20 milioni di euro. 
Ancora di più per la trasparenza invocata nella gestione delle risorse pubbliche , la Commissione Agricoltura della Camera ha seguito un iter contrario ai suggerimenti indicati dall’ ARCI PESCA FISA nelle due audizioni conoscitive e agli emendamenti che alcuni membri della Commissione proponevano e ciò con l’accondiscendenza del sottosegretario del MIPAAF On. le Giuseppe Castiglione a licenziare quasi integralmente il testo iniziale eludendo di fatto l’apporto costruttivo dell’Ari Pesca Fisa nella gestione compatibile delle risorse del mare e dell’ambiente. 
Con l’art. 22 “ I proventi derivanti dal pagamento del contributo di cui al terzo comma sono versati all’entrata del bilancio dello Stato. Una quota delle risorse pari al 60 per cento è destinata al fondo per lo sviluppo della filiera ittica previsto al comma 1 dell’articolo 2; un’ulteriore quota pari al 30 per cento delle predette risorse, è destinata ad incrementare l’autorizzazione di spesa di cui al citato articolo 2, comma 98, della legge n. 244 del 2007 e è utilizzata anche per il finanziamento delle attività di vigilanza, controllo e contrasto al fenomeno della pesca illegale svolta dal Corpo delle Capitanerie di Porto ed una quota del 10% destinata alla pesca sportiva la cui gestione viene affidata al CONI.”. 
L’elargizione a favore delle Lobby di pesca professionale ed al CONI si può assimilare di fatto aiuti di Stato ad Organismi privati non coerenti con le normative unionali , con la trasparenza dell’attività del Governo e con la possibilità di infrazione dell’Italia alle norme dell’UE. 
L’aver mantenuto l’elargizione di un 10% degli introiti da licenze di pesca sportiva al CONI di fatto dimentica che fra i pescatori sportivi vi sono aderenti ad altre associazioni e di fatto riconosce al CONI l’esclusiva rappresentante della pesca sortiva ricreativa italiana ben sapendo che con ciò si sarebbe finanziata solo la FIPSAS unica associazione riconosciuta dal CONI nonostante fossero state avanzate da oltre 20 anni richieste di riconoscimento da altre associazioni ed in primis dall’ Arci Pesca Fisa. 
In tale riscontro emerge la demagogia della FIPSAS che rivolgendosi ai propri iscritti ed al mondo della pesca sportiva- ricreativa si propone paladina delle loro aspettative proclamando un netto rifiuto alla legge, ritenendola inadeguata e con una tassa iniqua a favore delle lobby professionali. 
Un atteggiamento che afferma la gravità del pensiero e la rappresentatività di questa Associazione nel gioco delle Lobby per non perdere gli associati dimostrando di disconoscere addirittura il CONI che da sempre gli finanzia gli uffici, il personale e la sua gestione. Che da sempre le sostiene non solo l’attività agonistica ma anche quella amatoriale che non risulta fra le finalità del CONI medesimo. 
Riteniamo la legge non coerente con le direttive unionali laddove non si evincono riscontri dei ruoli e delle funzioni dei distretti di pesca riconoscendoli come momento organizzativo e semplificativo di una rappresentanza istituzionale presso il Governo per le 7 zone geografiche omogenee ( GSA- FAO) intorno all’Italia e partecipato da tutti i portatori di interessi. 
Chiediamo di affermare il ruolo della pesca sportiva in mare come vettore di turismo compatibile ed organizzato concorrendo all’utilizzo di risorse che potrebbero promuovere occupazione e reddito con un valore aggiuntivo per il comparto e per PIL nazionale . 
In applicazione dell’ Art. 20. (Rappresentanza delle associazioni della pesca nelle commissioni di riserva delle aree marine protette) affermiamo l’esigenza di una partecipazione a tali commissioni essendo coinvolte nella gestione di tali aree che fra l’altro potrebbero essere meta di un compatibile turismo pescasportivo e subacqueo foriero di valore aggiunto per le collettività locali come richiamato da Europa 2020. 
L’Arci Pesca Fisa nell’iter di questa proposta di legge è stata molto attenta e disponibile a migliorare la pesca in mare offrendo un contributo di conoscenze ma non può accettare la non coerenza con la salvaguardia applicativa della trasparenza richiamata dal MIPAAF e del Governo e con la scarsa considerazione dei portatori di interessi e tanto meno accetta le disparità di trattamento in atto fra l’altro con il riconoscimento del CONI e quindi della FIPSAS . 
L’ARCI PESCA FISA continuerà nella difesa di tutti i pescatori sportivi al di là delle sigle di appartenenza considerando il patrimonio comune che rappresentano e continuando a dialogare con quella parte della pesca professionale che necessita di riforme strutturali e condivise per uscire dalla crisi attuale. 
Il Presidente Nazionale ARCI PESCA FISA
Fabio Venanzi


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