lunedì 25 aprile 2016

PESCA DI FRODO

CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME 16/55/CR07/C10

POSIZIONE DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME SULL'AFFARE ASSEGNATO ALLA COMMISSIONE AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA CONCERNENTE LA PROBLEMATICA DEL REGOLARE SVOLGIMENTO DELL’ATTIVITÀ DI PESCA IN ACQUA DOLCE IN ITALIA
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, quale contributo ai lavori della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato della Repubblica sull'affare di cui si discute, ha avviato una ricognizione in merito alla complessa problematica relativa alla pesca in acque dolci in Italia. In particolare si tratta di ampie aree del territorio italiano attraversate da fiumi e bagnati da laghi e le Regioni interessate, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto della zona del Pò, passando per la Toscana e il Lazio (Roma sul Tevere) fino a raggiungere le Regioni del meridione come la Basilicata e la Calabria, hanno posto con determinazione la necessità che si vada con urgenza a definire misure di intervento per combattere un fenomeno che sta devastando non solo quella parte dell’economia segnata dalla pesca in queste acque ma anche l’intero sistema della biodiversità degli stessi territori. 
La pesca di frodo in forte espansione negli ultimi anni, rappresenta un concreto rischio per l’ecosistema ittico e una grave minaccia per la salute ambientale delle acque interne del nostro Paese e non solo. 
Si tratta di un gravissimo danno ambientale a causa dei metodi di pesca invasivi, ma anche economico perché i fiumi si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire.
Arginare questo fenomeno, anche per tutelare la salute dei consumatori, poiché è stato appurato che il pesce catturato di frodo nelle acque interne sovente finisce sul mercato senza alcun controllo sanitario, è urgente e non è più rinviabile. Assistiamo ad una attività criminale dei bracconieri che stanno depredando le acque dei nostri fiumi, dei nostri laghi e violando anche aree protette e parchi nazionali. 
La consapevolezza che questi si siano organizzati in vere e proprie “squadre d’attacco” e che numerosi siano anche i soggetti che si muovono singolarmente, rende ancora più urgente la necessità che le istituzioni preposte prestino particolare attenzione per un comune impegno a porre in essere misure repressive di questo fenomeno criminoso. 
Stordire, uccidere e catturare la fauna ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la corrente elettrica e con il versamento nelle acque di sostanze tossiche o anestetiche oppure utilizzare reti, attrezzi, tecniche, materiali, è un crimine per la salute ambientale e per l’habitat fluviale e non hanno nulla a che fare con l’attività di pesca legale, fatta da onesti pescatori. 
Si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato. Il numero di denunce che vengono presentate alle Regioni dagli organi preposti al contrasto di tale attività è fortemente aumentato negli ultimi anni. La FIPO (Federazione italiana produttori operatori articoli pesca sportiva), in rappresentanza delle aziende e dei negozianti del comparto pesca sportiva, nonché degli appassionati di pesca, insieme ad altre organizzazioni del settore, ha da tempo denunciato le operazione svolte dalla criminalità che depreda le acque pubbliche distruggendo gli stock ittici con prelievi indiscriminati e lesivi delle specie autoctone e chiede di sapere: quali azioni si vorrà intraprendere per affrontare tale problema; se non si ritenga necessario intervenire con atti normativi al fine di perseguire penalmente chi pesca di frodo in queste acque interne. E di recente uno studio dell’ARCI Pesca sulle acque pubbliche della provincia di Roma ha così classificato le violazioni alle leggi sulla pesca e i metodi illegali utilizzati:
1) mancanza di licenza o con licenza scaduta; 
2) pesca in orario notturno; 
3) utilizzo degli attrezzi superiori al consentito o attrezzi vietati; 
4) pesca di specie ittiche in quantità superiore e spesso di taglia inferiore al consentito; 
5) uso di esche vietate; 
6) utilizzo dei metodi di pesca non consentiti o consentiti soltanto ai pescatori di professionale:  a  strappo, con la mezzangola, con reti da circuizione, con tramaglio. 
Pertanto assistiamo costantemente a violazioni e le più frequenti riguardano la mancanza della licenza di pesca da parte dei bracconieri, attrezzi superiori a quelli consentiti, quantitativi di pesce prelevato superiore a quanto consentito nei vari regolamenti, uso di tecniche di pesca particolarmente crudeli. 
Di fronte a tali tipi di reato ed alla loro pericolosità è necessario costruire un sistema di controlli e di repressione efficaci e capillari con un sostegno legislativo che riconsideri e riveda le pene, introducendo eventualmente anche sanzioni di natura penale, in quanto sembrerebbe che si siano rilevate inefficaci le sanzioni pecuniarie vigenti, prevedendo anche una banca dati nazionale, costantemente aggiornata, allo scopo di definire puntualmente il problema e di monitorarne l’andamento nel tempo. 
Le Regioni suggeriscono che bisognerebbe integrare le sanzioni già previste, con alcune misure più incisive quali il sequestro di attrezzature, macchine ed imbarcazioni dei bracconieri e schierare una forza di controllo che affianchi le Associazioni di volontari in quanto è dimostrato che queste bande di bracconieri siano particolarmente violente e pericolose. Particolare attenzione deve essere posta anche all'aspetto sanzionatorio, poiché molto spesso le guardie preposte al controllo emettono multe che nella maggior parte dei casi non vengono pagate, con un aggravio economico per le Amministrazioni regionali e provinciali. 
Inoltre sarebbe necessario prevedere interventi per lo smantellamento, a spese degli stessi soggetti che commettono tali violazioni, delle piazzole che sovente creano abusivamente, per pescare più comodamente, deturpando le sponde dei fiumi e dei laghi oltre che inquinare queste aree per una cattiva gestione di rifiuti, per esempio con l’abbandono di decine e decine di bottiglie e buste di plastica che non fanno altro che aggravare ulteriormente la situazione. 
Altro suggerimento è quello di prevedere l’obbligo di possesso da parte del pescatore di professione che opera in acque dolci interne, di documentazione che attesti la provenienza e quindi la tranciabilità del prodotto. Infine, pene più severe dovrebbero essere previste dove le specie pescate, sono in via di estinzione o in forte sofferenza, in quanto le Amministrazioni pubbliche sono tenute a predisporre piani per contrastare l’estinzione di tali specie mediante investimenti (impesciamenti, scale...) che finirebbero per non avere alcun effetto per la salvaguardia di tali specie. In conclusione, per quanto sopra esposto, possiamo affermare che non vi è alcun dubbio circa la necessità che si vadano a definire interventi urgenti tendenti a migliorare gli strumenti legislativi con lo scopo di bloccare e reprimere questo fenomeno illegale, che più volte abbiamo giustamente definito criminoso.
La Conferenza apprezza l’attenzione che alcuni Senatori e l’intera Assemblea del Senato stanno ponendo alla problematica e considera favorevolmente quanto già annunciato di aver colto l’occasione della terza lettura del disegno di legge collegato in materia agricola inserendo l’estensione della nuova disciplina sanzionatoria della pesca marittima anche a quella delle acque interne e la disponibilità ad un ulteriore approfondimento mediante il ciclo delle audizioni con i rappresentanti istituzionali regionali e locali e delle forze dell’ordine.
E’ del tutto evidente che un impegno sinergico, nella lotta alla pesca di frodo, della pubblica amministrazione e delle forze dell’ordine, unitamente ai volontari, motivati dalla passione per la natura, per la salvaguardia del patrimonio naturalistico e la disciplina della pesca sportiva, non può che portare risultati importanti nella repressione di questi reati. 

Roma, 14 aprile 2016

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