I
FIUMI SPORCHI D'ABRUZZO.
IN ARRIVO MULTA DALL'EUROPA
PESCARA - Il 31 dicembre si avvicina e l’Abruzzo, salvo proroghe dell’ultim’ora, dovrà pagare una pesante sanzione da milioni di euro, rea di non aver centrato l’obiettivo stabilito dalla Direttiva “Acque” del 2000 dell'Unione europea, che obbligava anche la nostra regione ad adoperarsi per far che entro il 2015 tutti i fiumi raggiungessero lo stato ambientale definito “buono”.

"Il dato sconcertante –
afferma Di Tizio, che sta maneggiando questi dati per realizzare il dossier
Fiumi che sarà pronto in autunno - è che si stanno confermando le identiche
criticità dell’ultima campagna di campionamento del 2012".
Per il presidente della
Regione Luciano D’Alfonso, che aveva messo tra i primi punti in agenda
quello di “riconciliare l’acqua salata del mare con l’acqua dolce dei fiumi”,
per citare una delle sue più felici metafore, non ci sarà dunque altro da fare
che chiedere intanto una proroga alla Comunità europea, per evitare un
altrettanto salata sanzione.
“Le analisi dell’Arta - spiega
Di Tizio - tengono conto di analisi chimiche, ma anche di indicatori biologici,
la presenza ad esempio di gamberi di fiumi, di alghe diatomee, e di altri
specie sensibilissime agli inquinanti, attestano che il fiume è sicuramente
pulito”.
In base a questi dati si stila
la classifica, dalla qualità migliore a quella peggiore, con cinque classi di
qualità: elevata (codice azzurro) buona (verde), sufficiente (giallo), scarsa
(arancione), e pessima (codice rosso).
In base alle nuove aggiornate
analisi, seppur parziali, i fiumi “pessimi” d’Abruzzo del 2012 sono rimasti
tali.
Sono in provincia di Teramo, i
fiumi Calvano, Cerrano, Piomba ,Vibrata, e il torrente Arno
In provincia di Chieti il
Feltrino, l’Arielli, e il Cena
In Provincia dell'Aquila, il
Turano, l’Imele e Fosso la Raffia.
Sempre in base alle nuove
analisi tutto lascia supporre che anche i 27 fiumi classificati “scarsi” nel
2012 non hanno registrato alcun miglioramento.
Conferme che riguardano per
ora il fiume Aterno in Provincia dell’Aquila, il Pescara, il Saline e l’Alento
in provincia di Pescara, il Tordino e il Piomba in provincia di Teramo.
Ancora in elaborazione i dati
sul fiume Vomano, che attraversa la provincia di Teramo, uno dei corsi d’acqua
più importanti d’Abruzzo.
Nel 2012 è risultato essere
“sufficiente”. C’è da temere però che la situazione sia intanto peggiorata. È
notizia di pochi giorni fa l’esposto alla procura dell’associazione Amnistia,
Giustizia e Libertà Abruzzi a seguito dell’ennesimo sversamento di acque nere,
non lontano dalla costa.
“Questi dati - commenta Di
Tizio - rappresentano la clamorosa bocciatura di intera classe dirigente a
livello regionale, provinciale e comunale; sanciscono il fallimento, o meglio
l’assenza di qualsiasi politica di risanamento, che pure doveva essere una priorità,
visto che l’inquinamento del mare, e secondo goletta verde il 45 per cento di
quello abruzzese è in una situazione critica, dipende in buona parte dai veleni
riversati nelle foci dei fiumi. Doveva essere una priorità, per la Regione
verde dei Parchi, perchè sin dal 2012 era noto a tutti che bisognava agire
d’urgenza per evitare, con vero e proprio miracolo, la procedura d’infrazione e
le pesanti multe”.
Mancato l’obiettivo fiumi
puliti del 2015, lascia ben sperare l’attivazione da parte della Regione di 170
milioni di investimenti per realizzare nuovi depuratori e riparare i tanti
malfunzionanti. Di questi 101 milioni sono fondi Fas, 69 milioni sono stati
stanziati dal Decreto legge noto come “Sblocca Italia”.
Le gare d’appalto sono partite
a febbraio, per interventi su 24 bacini idrografici, dei quali 4 in provincia
di Teramo, 5 in quella di Pescara, 9 nell’Aquilano e 6 nel Chietino. Con tutti
i fiumi “pessimi” e “scarsi” sopra menzionati oggetto di attenzione
prioritaria.
“Una buona notizia – commenta
Di Tizio - una delle cause di inquinamento dei fiumi sono proprio gli scarichi
civili e industriali non depurati da impianti rotti, o del tutto assenti. Però
poi andranno garantite risorse economiche adeguate anche per la manutenzione
nel tempo, e i controlli periodici. I piccolo comuni infatti da soli non
riescono a gestire questi impianti”.
E molto altro andrebbe fatto.
“Serve una programmazione
seria, bisogna ridurre gli insediamenti industriali lungo i corsi d’acqua.
Bisogna ridurre il prelievo di acqua per attività artigiani e agricole, perché
diminuendo al portata un fume perde anche la sua capacità di auto depurazione.
Occorre limitare l’uso massiccio di fertilizzanti chimici e fitofarmaci”.
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