CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME 16/55/CR07/C10
POSIZIONE DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME SULL'AFFARE ASSEGNATO ALLA COMMISSIONE AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA CONCERNENTE LA PROBLEMATICA DEL REGOLARE SVOLGIMENTO DELL’ATTIVITÀ DI PESCA IN ACQUA DOLCE IN ITALIA

La pesca di frodo in forte
espansione negli ultimi anni, rappresenta un concreto rischio per l’ecosistema
ittico e una grave minaccia per la salute ambientale delle acque interne del
nostro Paese e non solo.
Si tratta di un gravissimo danno ambientale a causa dei metodi di pesca invasivi, ma anche economico perché i fiumi si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire.
Si tratta di un gravissimo danno ambientale a causa dei metodi di pesca invasivi, ma anche economico perché i fiumi si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire.
Arginare questo fenomeno,
anche per tutelare la salute dei consumatori, poiché è stato appurato che il
pesce catturato di frodo nelle acque interne sovente finisce sul mercato senza
alcun controllo sanitario, è urgente e non è più rinviabile. Assistiamo ad una
attività criminale dei bracconieri che stanno depredando le acque dei nostri
fiumi, dei nostri laghi e violando anche aree protette e parchi nazionali.
La consapevolezza che questi si siano organizzati in vere e proprie “squadre d’attacco” e che numerosi siano anche i soggetti che si muovono singolarmente, rende ancora più urgente la necessità che le istituzioni preposte prestino particolare attenzione per un comune impegno a porre in essere misure repressive di questo fenomeno criminoso.
La consapevolezza che questi si siano organizzati in vere e proprie “squadre d’attacco” e che numerosi siano anche i soggetti che si muovono singolarmente, rende ancora più urgente la necessità che le istituzioni preposte prestino particolare attenzione per un comune impegno a porre in essere misure repressive di questo fenomeno criminoso.
Stordire, uccidere e catturare
la fauna ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la corrente
elettrica e con il versamento nelle acque di sostanze tossiche o anestetiche
oppure utilizzare reti, attrezzi, tecniche, materiali, è un crimine per la
salute ambientale e per l’habitat fluviale e non hanno nulla a che fare con
l’attività di pesca legale, fatta da onesti pescatori.
Si stima che mediamente ogni
gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali
ciascuno di pescato. Il numero di denunce che vengono presentate alle Regioni
dagli organi preposti al contrasto di tale attività è fortemente aumentato
negli ultimi anni. La FIPO (Federazione italiana produttori operatori articoli
pesca sportiva), in rappresentanza delle aziende e dei negozianti del comparto
pesca sportiva, nonché degli appassionati di pesca, insieme ad altre
organizzazioni del settore, ha da tempo denunciato le operazione svolte dalla
criminalità che depreda le acque pubbliche distruggendo gli stock ittici con
prelievi indiscriminati e lesivi delle specie autoctone e chiede di sapere:
quali azioni si vorrà intraprendere per affrontare tale problema; se non si
ritenga necessario intervenire con atti normativi al fine di perseguire
penalmente chi pesca di frodo in queste acque interne. E di recente uno studio dell’ARCI Pesca sulle
acque pubbliche della provincia di Roma ha
così classificato le violazioni alle leggi sulla pesca e i metodi illegali
utilizzati:
1) mancanza di licenza o con licenza scaduta;
2) pesca in orario notturno;
3) utilizzo degli attrezzi superiori al consentito o attrezzi vietati;
4) pesca di specie ittiche in quantità superiore e spesso di taglia inferiore al consentito;
5) uso di esche vietate;
6) utilizzo dei metodi di pesca non consentiti o consentiti soltanto ai pescatori di professionale: a strappo, con la mezzangola, con reti da circuizione, con tramaglio.
2) pesca in orario notturno;
3) utilizzo degli attrezzi superiori al consentito o attrezzi vietati;
4) pesca di specie ittiche in quantità superiore e spesso di taglia inferiore al consentito;
5) uso di esche vietate;
6) utilizzo dei metodi di pesca non consentiti o consentiti soltanto ai pescatori di professionale: a strappo, con la mezzangola, con reti da circuizione, con tramaglio.
Pertanto assistiamo
costantemente a violazioni e le più frequenti riguardano la mancanza della
licenza di pesca da parte dei bracconieri, attrezzi superiori a quelli
consentiti, quantitativi di pesce prelevato superiore a quanto consentito nei
vari regolamenti, uso di tecniche di pesca particolarmente crudeli.
Di fronte a tali tipi di reato ed alla loro pericolosità è necessario costruire un sistema di controlli e di repressione efficaci e capillari con un sostegno legislativo che riconsideri e riveda le pene, introducendo eventualmente anche sanzioni di natura penale, in quanto sembrerebbe che si siano rilevate inefficaci le sanzioni pecuniarie vigenti, prevedendo anche una banca dati nazionale, costantemente aggiornata, allo scopo di definire puntualmente il problema e di monitorarne l’andamento nel tempo.
Le Regioni suggeriscono che bisognerebbe integrare le sanzioni già previste, con alcune misure più incisive quali il sequestro di attrezzature, macchine ed imbarcazioni dei bracconieri e schierare una forza di controllo che affianchi le Associazioni di volontari in quanto è dimostrato che queste bande di bracconieri siano particolarmente violente e pericolose. Particolare attenzione deve essere posta anche all'aspetto sanzionatorio, poiché molto spesso le guardie preposte al controllo emettono multe che nella maggior parte dei casi non vengono pagate, con un aggravio economico per le Amministrazioni regionali e provinciali.
Inoltre sarebbe necessario prevedere interventi per lo smantellamento, a spese degli stessi soggetti che commettono tali violazioni, delle piazzole che sovente creano abusivamente, per pescare più comodamente, deturpando le sponde dei fiumi e dei laghi oltre che inquinare queste aree per una cattiva gestione di rifiuti, per esempio con l’abbandono di decine e decine di bottiglie e buste di plastica che non fanno altro che aggravare ulteriormente la situazione.
Di fronte a tali tipi di reato ed alla loro pericolosità è necessario costruire un sistema di controlli e di repressione efficaci e capillari con un sostegno legislativo che riconsideri e riveda le pene, introducendo eventualmente anche sanzioni di natura penale, in quanto sembrerebbe che si siano rilevate inefficaci le sanzioni pecuniarie vigenti, prevedendo anche una banca dati nazionale, costantemente aggiornata, allo scopo di definire puntualmente il problema e di monitorarne l’andamento nel tempo.
Le Regioni suggeriscono che bisognerebbe integrare le sanzioni già previste, con alcune misure più incisive quali il sequestro di attrezzature, macchine ed imbarcazioni dei bracconieri e schierare una forza di controllo che affianchi le Associazioni di volontari in quanto è dimostrato che queste bande di bracconieri siano particolarmente violente e pericolose. Particolare attenzione deve essere posta anche all'aspetto sanzionatorio, poiché molto spesso le guardie preposte al controllo emettono multe che nella maggior parte dei casi non vengono pagate, con un aggravio economico per le Amministrazioni regionali e provinciali.
Inoltre sarebbe necessario prevedere interventi per lo smantellamento, a spese degli stessi soggetti che commettono tali violazioni, delle piazzole che sovente creano abusivamente, per pescare più comodamente, deturpando le sponde dei fiumi e dei laghi oltre che inquinare queste aree per una cattiva gestione di rifiuti, per esempio con l’abbandono di decine e decine di bottiglie e buste di plastica che non fanno altro che aggravare ulteriormente la situazione.
Altro suggerimento è quello di
prevedere l’obbligo di possesso da parte del pescatore di professione che opera
in acque dolci interne, di documentazione che attesti la provenienza e quindi
la tranciabilità del prodotto. Infine, pene più severe dovrebbero essere
previste dove le specie pescate, sono in via di estinzione o in forte
sofferenza, in quanto le Amministrazioni pubbliche sono tenute a predisporre
piani per contrastare l’estinzione di tali specie mediante investimenti
(impesciamenti, scale...) che finirebbero per non avere alcun effetto per la
salvaguardia di tali specie. In
conclusione, per quanto sopra esposto, possiamo affermare che non vi è alcun
dubbio circa la necessità che si vadano a definire interventi urgenti tendenti
a migliorare gli strumenti legislativi con lo scopo di bloccare e reprimere
questo fenomeno illegale, che più volte abbiamo giustamente definito criminoso.
La Conferenza apprezza
l’attenzione che alcuni Senatori e l’intera Assemblea del Senato stanno ponendo
alla problematica e considera favorevolmente quanto già annunciato di aver
colto l’occasione della terza lettura del disegno di legge collegato in materia
agricola inserendo l’estensione della nuova disciplina sanzionatoria della
pesca marittima anche a quella delle acque interne e la disponibilità ad un
ulteriore approfondimento mediante il ciclo delle audizioni con i
rappresentanti istituzionali regionali e locali e delle forze dell’ordine.
E’ del tutto evidente che un
impegno sinergico, nella lotta alla pesca di frodo, della pubblica
amministrazione e delle forze dell’ordine, unitamente ai volontari, motivati
dalla passione per la natura, per la salvaguardia del patrimonio naturalistico
e la disciplina della pesca sportiva, non può che portare risultati importanti
nella repressione di questi reati.
Roma, 14 aprile 2016
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