“LA MIA VITA A CACCIA DI BRACCONIERI”. INTERVISTA AL VICECOMANDANTE DELLA
POLIZIA PROVINCIALE
Pieralessandro
Scotti, Vicecomandante
della Polizia Provinciale di Milano (oggi, polizia locale della città
metropolitana Ndr), è a capo del nucleo di agenti specializzati nel contrasto
del bracconaggio, nella caccia quanto nella pesca. Una realtà investigativa
efficiente e presa a modello da molti corpi di polizia in tutto il Nord Italia.
“La pesca è una cosa bellissima, se rispetta le regole. Purtroppo, sempre più
spesso al fianco dei pescatori operano veri e propri predoni dei fiumi. Il
fenomeno è sempre più diffuso”.
Come
mai il bracconaggio nel Nord Italia è in crescita?
“Senza
alcun razzismo, bisogna rilevare che la pesca di frodo nelle acque interne è di
molto aumentata nell’ultimo ventennio, di pari passo con l’immigrazione dai
Paesi dell’Est Europa. In Romania, ma non solo, il fiume è considerato
anzitutto una fonte di sostentamento, com’era da noi fino a qualche decennio
fa. Bisogna estendere a tutti la cultura del rispetto per la natura”.
Sono
solo i cittadini dei Paesi dell’Est a pescare al di fuori delle regole?
“No,
ci sono anche italiani, spesso anziani, che vengono sorpresi sul fiume senza
alcun tipo di licenza. Diciamo però che per quanto riguarda il bracconaggio a
fini commerciali, quasi tutti gli uomini che denunciamo sono stranieri. Sul
canale Martesana, anni fa, ci segnalarono prelievi sistematici di pesce da
parte della comunità cinese. Probabilmente in quel caso il era pesce destinato
ai ristoranti. Lo prendevano con le reti, tendendole da una parte all’altra del
corso d’acqua e strascicando. Una pesca assai poco selettiva. Dopo una serie di
appostamenti, fatti con la polizia di Stato, siamo siamo arrivati a
denunciarli”.
Cosa
succede a chi viene scoperto a pescare di frodo?
A
seconda della gravità del caso, chi viene sorpreso a depredare il fiume viene
denunciato, gli viene sequestrata l’attrezzatura da pesca e viene multato. Ma
da un punto di vista penale, se non riscontriamo attività gravi come l’uso
della dinamite (art 110 cp) o il maltrattamento di animali, è difficile portare
i bracconieri di fronte a un giudice. Diciamo che negli ultimi anni siamo
arrivati a una decina di persone denunciate e giudicate da un tribunale”.
La
legge del governo entrata in vigore il 25 agosto 2016, che inasprisce le pene
per il bracconaggio ittico, ha reso più incisiva la vostra azione?
“Il
testo della legge è ottimo, va nella direzione giusta. Ma mancano ancora i
decreti attuativi da parte di governo e Regioni, che ci indicheranno
esattamente cosa possiamo fare in concreto. L’augurio è che davvero si
arrivi a equiparare la legislazione riguardo alla pesca di frodo a quella già
in vigore per la caccia. Secondo la legge 157 del 1992, il bracconaggio
nella caccia è reato. È reato ad esempio sparare dall’auto e da natante. E le
sanzioni amministrative sono molto pesanti. Per essere punito, inoltre, basta
il cosiddetto “atteggiamento di caccia”: se hai un fucile nel fodero dove la
caccia è vietata, è già reato. Nella pesca è diverso. Un uomo che cammina lungo
il fiume con una canna smontata o con una rete nello zaino non è perseguibile.
Serve la flagranza”.
I
pescatori, almeno quelli che rispettano le regole, da tempo chiedono leggi
severe contro i bracconieri.
“Lo
so bene. Per noi i pescatori sono alleati fondamentali. Molti dei nostri
interventi nascono dalle segnalazioni dei pescatori, attivi nella
segnalazione del bracconaggio come dell’inquinamento. Chi pesca vive, conosce e
ama il fiume come nessun’altro. Vale per il bracconaggio come per gli scarichi
abusivi in acqua da parte di privati e aziende. I casi di segnalazioni da parte
di pescatori sono tantissimi”.
Un
esempio?
“Abbiamo
concluso di recente un intervento molto ben fatto a Trezzo sull’Adda, nato
dalle chiamate di alcuni pescatori. Con le guardie volontarie, abbiamo beccato
un gruppo di bracconieri proprio mentre stavano entrando con la barca nel
fiume. Erano rumeni. Abbiamo contestato loro la pesca senza licenza e con
attrezzatura inidonea. Abbiamo sequestrato le reti e i rampini che usavano per
issare il pesce in barca. In casi simili, però, il sequestro
amministrativo della barca non ci è consentito, in una logica di
proporzionalità della sanzione. Per cento euro, non posso sequestrare oggetti
di grande valore. Vedremo se con la nuova legge le cose cambieranno”.
Nel
territorio milanese, quali sono le acque più frequentate dai bracconieri?
“I
fiumi più colpiti sono concentrati nella zona Sud-Est della città. Le ultime
azioni le abbiamo fatte assieme ai carabinieri di San Donato e con la polizia
provinciale di Lodi, sul canale Muzza e lungo la strada Rivoltana. In passato
abbiamo lavorato molto sull’Adda, assieme ai colleghi di Bergamo. Negli ultimi
interventi abbiamo beccato furgoni che passano a rastrellare il pesce
bracconato per poi venderlo. Anche in questo caso, il nostro intervento è nato
da segnalazioni dei pescatori. Purtroppo, anche i bracconieri hanno i loro
informatori che li avvisano e li aiutano a fuggire, quindi prenderli non è
facile. Dobbiamo essere veloci e coglierli di sorpresa”.
Quali
sono le tecniche di pesca illegale più utilizzate?
“Lo
strumento più in voga è la batteria dell’auto, usata come elettrostorditore per
fiaccare i pesci e poi raccoglierli con il retino. Poi ci sono le reti vere e
proprie. Tutti materiali che sequestriamo. Quello che ci rende felici è che,
dopo alcuni nostri interventi in un luogo, la pesca di frodo spesso si placa.
Questo significa che la nostra azione di disturbo funziona”.
Come
polizia provinciale di Milano, su quante forze potete contare?
“In
questa fase di passaggio istituzionale dalla Provincia alla Città
Metropolitana, abbiamo forze piuttosto esigue. Per il controllo di caccia e
pesca siamo in tutto una decina di persone, però siamo sempre attivi.
Facciamo base all’Idroscalo, dove abbiamo un pickup e dei fuoristrada, che ci
consentono di raggiungere agilmente gli argini dei fiumi. Fra i nostri compiti
c’è poi la vigilanza dell’Idroscalo stesso, che svolgiamo con alcuni gommoni”.
Cosa
deve fare un pescatore che dovesse imbattersi in episodi di bracconaggio in
fiumi e laghi?
“Deve
chiamarci subito! La nostra centrale operativa è attiva 24 ore su 24.
Rispondiamo al numero 0277405808“.