Canali
ostruiti: a Fresagrandinaria 50mila euro di danni per il laghetto di pesca
sportiva
A sinistra il lago prima del maltempo, a destra com'è oggi. |
FRESAGRANDINARIA 09.03.2015 - «Non era un
"impianto di pesca sportiva", ma un acquario con acqua
limpida, azzurra e il proprio ecosistema. Oggi è andato tutto perso». C'è
infinita amarezza nelle parole di Nicola Paganelli, titolare del
laghetto 'Il pesce fuor d'acqua' di Fresagrandinaria a poca
distanza dalla Statale Trignina. La storia della sua attività e dei danni
ricevuti durante l'ultima ondata di maltempo è una delle tante legate
all'assenza di manutenzione dei canali tra i campi, di cui le responsabilità
rimbalzano tra i vari enti.
Il 5 marzo scorso, l'acqua proveniente dalle
colline di Fresagrandinaria, arrivata a valle, ha trovato un terrapieno che
le ha impedito di raggiungere il Trigno. Si è così creato un accumulo che
ha iniziato a defluire con forza nell'invaso di pesca sportiva. Il laghetto ha
una profondita di 8 metri, dopo le piogge è arrivato a 13 metri. L'acqua
impetuosa ha trascinato con sé fango, pietre, detriti vari sommergendo la
stradina di servizio (dove i pescatori si appostavano durante le gare), una
piccola ruspa e provocando il cedimento delle pareti dell'invaso. Le
piante di ulivo che si trovavano sul bordo oggi sono in acqua, anche la
recinzione che segna il confine con altri privati è in bilico (nella
galleria fotografica).
Un danno enorme che Paganelli quantifica in
50mila euro. «Solo il mezzo meccanico aveva un valore di oltre 10mila euro
- spiega - Chi non è del mestiere potrebbe pensare che dell'acqua in più non è
un problema. Quando il livello inizierà a scendere, i lavori da fare saranno
tantissimi: svuotare tutto l'invaso per togliere fango e detriti,
rimettere a posto il fondale drenante, ricostruire le pareti e le
scarpate e metterle in sicurezza. I terreni confinanti non sono miei e c'è
bisogno di 2 metri di spazio aggiuntivo. Inoltre, ci sono due quintali e
mezzo di trote immesse per una gara in programma nel fine settimana appena
trascorso. Non sono gli unici pesci, ci sono altri quintali di altre specie che
grazie all'ecosistema creatosi riuscivano anche a riprodursi».
L'amarezza di Paganelli si acuisce con la
consapevolezza dell'evitabilità di quanto accaduto. I canali non hanno
trovato sfogo nel fiume; sarebbe bastato aprire un varco nel terrapieno
per far defluire l'acqua che invece è tornata indietro (nella prima foto
l'accumulo di acqua ormai asciutto che è tornato indietro finendo nel lago,
nella seconda il terrapieno che ha fatto da ostacolo).
Accanto al laghetto c'è anche un impianto del
consorzio di bonifica: tubi enormi dove passa una grande quantità d'aqua
proveniente dalla diga di Chiauci. «Il mio timore - racconta Paganelli - era
che potesse rompersi. A quel punto l'allagamento avrebbe interessato tutta la
zona. Nonostante questo, le mie richieste di aiuto sono cadute nel vuoto».
È la scarsa attenzione alla problematica, già conosciuta anche dal Comune, l'altra nota dolete dell'intera faccenda. «È vero che quel giorno le emergenze erano diverse, ma qui sarebbe bastato davvero poco per evitare tutto ciò. Io non voglio parlare di calamità naturale, perché qui si tratta di assenza di manutenzione».
È la scarsa attenzione alla problematica, già conosciuta anche dal Comune, l'altra nota dolete dell'intera faccenda. «È vero che quel giorno le emergenze erano diverse, ma qui sarebbe bastato davvero poco per evitare tutto ciò. Io non voglio parlare di calamità naturale, perché qui si tratta di assenza di manutenzione».
Un giovane sansalvese con radici fresane (il padre è
di contrada Guardiola), Paganelli, che ha deciso di investire nella propria
terra d'origine e che oggi vede anni di sacrifici finiti sott'acqua. «Ho
impiegato anni - ricorda - per avere tutte le autorizzazioni necessarie.
La struttura di supporto al laghetto l'abbiamo costruita io e mio padre. Le mie
tasse le pago a Fresagrandinaria. Oggi a nessuno interessa. Il sindaco non mi
ha neanche saputo consigliare su come muovermi ora, lavandosene le mani, un
atteggiamento che non mi è piaciuto».
«Una cosa è certa - conclude Paganelli - adirò le
vie legali per accertare le responsabilità di qualunque ente si
tratti».Antonino Dolce
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