Il
commissario prefettizio: «ecco perché non può continuare»
ABRUZZO 16.03.2015. Un disastro annunciato. E inevitabile. La nomina dei commissari liquidatori del Mario Negri sud - e quindi la sua fine sostanziale - non sembra essere stato un fulmine a ciel sereno, per cui appaiono fuori bersaglio anche le critiche all’operato del prefetto di Chieti per aver segnalato la sofferenza del Negri sud al Tribunale di Chieti, che poi ha nominato i liquidatori.
Stando alla relazione del Commissario straordinario Luciano Fratocchi, nominato dal Prefetto a novembre scorso e coadiuvato da Gianfranco Attili e Fausto Zulli, da cinque-sei anni era evidente il fallimento di questa attività, il cui fatturato scendeva mentre le spese aumentavano. Ed i commissari non hanno fatto altro che analizzare i bilanci, i verbali del CdA, le relazioni sindacali, l’elenco dei debiti e dei crediti, le commesse di lavoro, la situazione degli immobili e così via. Ed è emerso che il valore della produzione, cioè quello che l’istituto incassava con il lavoro svolto, era di oltre 9 mln nel 2007 per precipitare a 2,5 mln (la stima per il 2014), con un crollo percentuale del 60%. Mentre la differenza tra i costi della produzione che nel 2007 era in positivo di 151 mila euro, nel 2013 sfiorava il meno 3 mln, con un aumento progressivo della forbice. E così aumentava anche l’indebitamento che passava dai 5,7 mln del 2007 ai 7,5 mln del 2013.
E con questi numeri, conclude la relazione, non era possibile «il proseguimento della Fondazione Mario Negri sud».
ABRUZZO 16.03.2015. Un disastro annunciato. E inevitabile. La nomina dei commissari liquidatori del Mario Negri sud - e quindi la sua fine sostanziale - non sembra essere stato un fulmine a ciel sereno, per cui appaiono fuori bersaglio anche le critiche all’operato del prefetto di Chieti per aver segnalato la sofferenza del Negri sud al Tribunale di Chieti, che poi ha nominato i liquidatori.
Stando alla relazione del Commissario straordinario Luciano Fratocchi, nominato dal Prefetto a novembre scorso e coadiuvato da Gianfranco Attili e Fausto Zulli, da cinque-sei anni era evidente il fallimento di questa attività, il cui fatturato scendeva mentre le spese aumentavano. Ed i commissari non hanno fatto altro che analizzare i bilanci, i verbali del CdA, le relazioni sindacali, l’elenco dei debiti e dei crediti, le commesse di lavoro, la situazione degli immobili e così via. Ed è emerso che il valore della produzione, cioè quello che l’istituto incassava con il lavoro svolto, era di oltre 9 mln nel 2007 per precipitare a 2,5 mln (la stima per il 2014), con un crollo percentuale del 60%. Mentre la differenza tra i costi della produzione che nel 2007 era in positivo di 151 mila euro, nel 2013 sfiorava il meno 3 mln, con un aumento progressivo della forbice. E così aumentava anche l’indebitamento che passava dai 5,7 mln del 2007 ai 7,5 mln del 2013.
E con questi numeri, conclude la relazione, non era possibile «il proseguimento della Fondazione Mario Negri sud».

Quello
che sembra chiaro, da una serie di atti ricostruiti nella relazione del
commissario straordinario, è che è mancata la volontà politica di salvare
questo istituto che era un fiore all’occhiello della ricerca, non solo
abruzzese. E’ ancora da dimostrare che le spoliazioni di progetti, la politica
suicida sul personale, gli sprechi (tutto documentato dalla relazione) siano
stati frutto di un disegno o dell’incapacità dei politici di progettare uno
sviluppo anche regionale, basato sulla ricerca e sull’innovazione.
E’
però evidente che molti remavano contro il Negri sud. Adesso i tre liquidatori
dovranno valutare la posizione dei dipendenti e la regolarità delle
contribuzioni previdenziali, anche se non essendo stato possibile l’esercizio
provvisorio questo significa che l’attività è chiusa.
L’ultima speranza è che la Regione possa inventare un contenitore in cui far lavorare ed eventualmente far tornare a fare ricerca tutti quei ricercatori che si sono fatti onore in Italia, ma che non hanno avuto molte commesse né dalle Asl abruzzesi né dalla Regione, né tanto meno dalle università, che non hanno fatto sistema e massa critica, ma che invece a volte si sono appropriate di alcuni lavori.
Sebastiano
CalellaL’ultima speranza è che la Regione possa inventare un contenitore in cui far lavorare ed eventualmente far tornare a fare ricerca tutti quei ricercatori che si sono fatti onore in Italia, ma che non hanno avuto molte commesse né dalle Asl abruzzesi né dalla Regione, né tanto meno dalle università, che non hanno fatto sistema e massa critica, ma che invece a volte si sono appropriate di alcuni lavori.
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