LA PESCA DI FRODO STA PER
DIVENTARE REATO PENALE
Stordire, uccidere e catturare la fauna
ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la corrente elettrica e
con il versamento nelle acque di sostanze tossiche o anestetiche oppure
utilizzare reti, attrezzi, tecniche, materiali, che non hanno nulla a che fare
con la pesca sportiva diventerà un reato punibile dai 2mila ai 12mila euro. A
comunicarlo è l’onorevole polesano del Partito democratico Diego Crivellari che
ha annunciato come sono stati inseriti nell’allegato agricoltura alcuni
emendamenti che dichiareranno reato la pesca con metodi illegali nei fiumi, nei
laghi, nelle acque dolci, salse o salmastre per contrastare il fenomeno del
bracconaggio nel fiume Po. Sabato 13 febbraio intanto
al Carpitaly di Gonzaga si torna a parlare del problema
alla presenza di sei parlamentari e consiglieri regionali tra i quali propio l'on.Crivellari
5 febbraio
2016 Rovigo -Un anno dopo il convegno che ha unito il mondo della pesca
ricreativa, le forze dell'ordine e la politica,
al Carpitaly di Gonzaga si torna a parlare di bracconaggio
sul fiume Po. L'appuntamento è per sabato 13 febbraio alle 11.30 quando
la fiera internazionale del carpfishing e della pesca al siluro alla Fiera
Millenaria di Gonzaga (Mn) aprirà i battenti proprio con una riflessione sul
drammatico problema della pesca di frodo, che
rappresenta un danno ambientale ed economico, oltre che
una vera e propria emergenza sicurezza. “Bracconaggio 2.0 un anno dopo:
i fatti” è il titolo dell'appuntamento che vuole porre un punto al
dibattito per passare alla verifica di azioni normative efficaci.
Hanno risposto all'appello, sei
parlamentari e consiglieri regionali, in un'ottica trasversale, tra cui
l’onorevole polesano del Partito democratico Diego Crivellari che ha
annunciato come sono stati inseriti nell’allegato agricoltura alcuni
emendamenti che dichiareranno reato la pesca con metodi illegali nei fiumi, nei
laghi, nelle acque dolci, salse o salmastre.
I bracconieri che agiscono sul Po, per la
gran parte provenienti dall'Est Europa e in particolare dalla Romania, sono oltre
200 secondo le stime delle associazioni di pesca e delle forze dell'ordine.
Il Po è di gran lunga il più colpito, ma il fenomeno si sta allargando a
macchia d'olio. Anche a Roma (sul Tevere e nel laghetto Eur) e nel Meridione i
bracconieri stanno depredando le acque.
Si tratta di un gravissimo danno ambientale, a causa dei metodi di
pesca invasivi (sul Po le reti a strascico), ma anche economico perché i fiumi
si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette
volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire. I
bracconieri sono organizzati in vere e proprie “squadre d'attacco”, ma sono
numerosi anche i soggetti che si muovono singolarmente. Si stima che
mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20
quintali ciascuno di pescato che in gran parte finisce sul mercato rumeno con
profitti altissimi. Ma i sospetti che il pescato illegale arrivi anche
sulle tavole italiane attraverso una filiera illegale e priva di controlli,
c'è.
Le pene per questi reati sono solo
sanzioni amministrative, che per il 90% dei casi non vengono pagate. Per questo
al convegno di Carpitaly verrà chiesto un impegno immediato e
definitivo a livello parlamentare: il passaggio della pesca di frodo a
reato penale e reato contro l'ambiente, con pene pesanti che facciano scattare
il carcere e non solo multe; il dialogo con i consolati dei paesi di
provenienza dei bracconieri per rivedere gli accordi del passato che
ora si rivelano dannosi; il ritiro immediato delle licenze di pesca.
Un ulteriore passo in avanti comunque,
stando alle parole di Crivellari, è stato fatto: “abbiamo cercato di arginare
un problema serio e sentito – spiega Crivellari - stordire, uccidere e
catturare la fauna ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la
corrente elettrica e con il versamento nelle acque di sostanze tossiche o
anestetiche oppure utilizzare reti, attrezzi, tecniche, materiali, che non
hanno nulla a che fare con la pesca sportiva diventerà un reato punibile dai
2mila ai 12mila euro e dove previsto la sanzione amministrativa sarà
accompagnata da una penalmente rilevante fino ad un anno di arresto. Si
è cercato di limitare il bracconaggio ittico nelle acque interne, problematica
che interessa molto il fiume Po nel tratto tra l’Emilia-Romagna ed il Veneto,
che diventa spesso il teatro di un vero e proprio fenomeno criminale a danno di
specie a volte protette ed in barba ai periodi di sospensione della pesca. Dati
parlano di depauperamento costante con una perdita del patrimonio ittico di circa
l'80 per cento, ai danni di specie autoctone e alloctone uniche delle zone
umide del nostro paese. Oltre al danno ambientale anche un rischio sanitario
collegato alla commercializzazione di prodotti non controllati diretti spesso
clandestinamente verso i mercarti dell’est Europa. Un fenomeno che in questi
anni ha avuto una crescita preoccupante e che alimenta oggi persino un’economia
sommersa stimata in alcune decine di milioni euro all’anno. Serviva un’azione
decisa e forte e con gli emendamenti approvati in commissione al collegato
agricoltura come Parlamento abbiamo cercato di dare una risposta concreta”.
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