sabato 6 febbraio 2016

LOTTA AL BRACCONAGGIO. NUOVE MISURE URGENTI

LA PESCA DI FRODO STA PER DIVENTARE REATO PENALE

Stordire, uccidere e catturare la fauna ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la corrente elettrica e con il versamento nelle acque di sostanze tossiche o anestetiche oppure utilizzare reti, attrezzi, tecniche, materiali, che non hanno nulla a che fare con la pesca sportiva diventerà un reato punibile dai 2mila ai 12mila euro. A comunicarlo è l’onorevole polesano del Partito democratico Diego Crivellari che ha annunciato come sono stati inseriti nell’allegato agricoltura alcuni emendamenti che dichiareranno reato la pesca con metodi illegali nei fiumi, nei laghi, nelle acque dolci, salse o salmastre per contrastare il fenomeno del bracconaggio nel fiume Po. Sabato 13 febbraio intanto al Carpitaly di Gonzaga si torna a parlare del problema alla presenza di sei parlamentari e consiglieri regionali tra i quali propio l'on.Crivellari 


5 febbraio 2016 Rovigo -Un anno dopo il convegno che ha unito il mondo della pesca ricreativa, le forze dell'ordine e la politica, al Carpitaly di Gonzaga si torna a parlare di bracconaggio sul fiume Po. L'appuntamento è per sabato 13 febbraio alle 11.30 quando la fiera internazionale del carpfishing e della pesca al siluro alla Fiera Millenaria di Gonzaga (Mn) aprirà i battenti proprio con una riflessione sul drammatico problema della pesca di frodo, che rappresenta un danno ambientale ed economico, oltre che una vera e propria emergenza sicurezza. “Bracconaggio 2.0 un anno dopo: i fatti” è il titolo dell'appuntamento che vuole porre un punto al dibattito per passare alla verifica di azioni normative efficaci.
Hanno risposto all'appello, sei parlamentari e consiglieri regionali, in un'ottica trasversale, tra cui l’onorevole polesano del Partito democratico Diego Crivellari che ha annunciato come sono stati inseriti nell’allegato agricoltura alcuni emendamenti che dichiareranno reato la pesca con metodi illegali nei fiumi, nei laghi, nelle acque dolci, salse o salmastre. 
I bracconieri che agiscono sul Po, per la gran parte provenienti dall'Est Europa e in particolare dalla Romania, sono oltre 200 secondo le stime delle associazioni di pesca e delle forze dell'ordine. Il Po è di gran lunga il più colpito, ma il fenomeno si sta allargando a macchia d'olio. Anche a Roma (sul Tevere e nel laghetto Eur) e nel Meridione i bracconieri stanno depredando le acque.
Si tratta di un gravissimo danno ambientale, a causa dei metodi di pesca invasivi (sul Po le reti a strascico), ma anche economico perché i fiumi si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire. I bracconieri sono organizzati in vere e proprie “squadre d'attacco”, ma sono numerosi anche i soggetti che si muovono singolarmente. Si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato che in gran parte finisce sul mercato rumeno con profitti altissimi. Ma i sospetti che il pescato illegale arrivi anche sulle tavole italiane attraverso una filiera illegale e priva di controlli, c'è.
Le pene per questi reati sono solo sanzioni amministrative, che per il 90% dei casi non vengono pagate. Per questo al convegno di Carpitaly verrà chiesto un impegno immediato e definitivo a livello parlamentare: il passaggio della pesca di frodo a reato penale e reato contro l'ambiente, con pene pesanti che facciano scattare il carcere e non solo multe; il dialogo con i consolati dei paesi di provenienza dei bracconieri per rivedere gli accordi del passato che ora si rivelano dannosi; il ritiro immediato delle licenze di pesca.

Un ulteriore passo in avanti comunque, stando alle parole di Crivellari, è stato fatto: “abbiamo cercato di arginare un problema serio e sentito – spiega Crivellari - stordire, uccidere e catturare la fauna ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la corrente elettrica e con il versamento nelle acque di sostanze tossiche o anestetiche oppure utilizzare reti, attrezzi, tecniche, materiali, che non hanno nulla a che fare con la pesca sportiva diventerà un reato punibile dai 2mila ai 12mila euro e dove previsto la sanzione amministrativa sarà accompagnata da una penalmente rilevante fino ad un anno di arresto. Si è cercato di limitare il bracconaggio ittico nelle acque interne, problematica che interessa molto il fiume Po nel tratto tra l’Emilia-Romagna ed il Veneto, che diventa spesso il teatro di un vero e proprio fenomeno criminale a danno di specie a volte protette ed in barba ai periodi di sospensione della pesca. Dati parlano di depauperamento costante con una perdita del patrimonio ittico di circa l'80 per cento, ai danni di specie autoctone e alloctone uniche delle zone umide del nostro paese. Oltre al danno ambientale anche un rischio sanitario collegato alla commercializzazione di prodotti non controllati diretti spesso clandestinamente verso i mercarti dell’est Europa. Un fenomeno che in questi anni ha avuto una crescita preoccupante e che alimenta oggi persino un’economia sommersa stimata in alcune decine di milioni euro all’anno. Serviva un’azione decisa e forte e con gli emendamenti approvati in commissione al collegato agricoltura come Parlamento abbiamo cercato di dare una risposta concreta”.

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