venerdì 11 gennaio 2013

ANTIBRACCONAGGIO

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Nel Brenta pescatori di frodo “per fame”.  Danni alla fauna. 
IL CASO. L´ultima segnalazione è arrivata da Friola di Pozzoleone, dove un gruppo di nomadi ha fornito false generalità per non pagare le multe. Immigrati sorpresi con reti e canne di fortuna. A San Vito uccise decine di trote con le pietre. Minacce alle guardie del Bacino

BASSANO. 30/12/2012  Pescatori di frodo per fame. Sempre più immigrati in difficoltà economiche cercano di portare a casa qualcosa da mangiare catturando le trote nel Brenta con mezzi di fortuna. Sono svariati i casi registrati nel Bassanese negli ultimi mesi e, quel che è peggio, è che la reazione di fronte ai controlli dei guardiapesca si stanno facendo sempre più volenti. L´ultimo episodio si è verificato giovedì pomeriggio nel tratto di fiume che da Friola porta a Pozzoleone, in una zona dove peraltro la pesca è vietata anche in aperta stagione. Erano circa le 15 quando alcuni passanti hanno notato un gruppo di nomadi di nazionalità straniera impegnati a catturare trote con canne di fortuna. Immediata la segnalazione alle guardie di bacino, subito intervenute sul posto. «Sono arrivato per primo - racconta David Bortoli, guardia dell´Associazione acque fiume Brenta - e ho trovato tre zingari che pescavano proprio sotto il cartello di divieto di pesca. Ho chiesto i documenti, avvisandoli che avrei chiamato le forze dell´ordine, e poco dopo è arrivato un camper fuori norma, senza nemmeno il tagliando dell´assicurazione, con altri due uomini: il clima ha cominciato a farsi teso, erano tutti su di giri, dicevano di pescare perché avevano bisogno di mangiare e che dovevo farmi i fatti miei. Ho avuto paura, temevo che mi aggredissero. In quel momento è arrivato anche un agente della polizia locale, che però non ha dato alcun peso al fatto che quegli individui stessero rubando del pesce, e poi se ne è andato senza prendere provvedimenti. Io stavo solo facendo il mio lavoro: è mio dovere applicare le norme che tutelano la pesca ed è anche mio diritto essere tutelato mentre svolgo il mio mestiere». I nomadi se ne sono andati con un verbale che probabilmente non pagheranno, anche perché compilato con dati personali falsi. Un altro episodio si è verificato pochi mesi fa sul canale di Mignano, dove alcuni stranieri hanno abbattuto le recinzioni di protezione installate per la sicurezza dei pescatori per raggiungere il fiume e fare razzia di trote pescate a rete, arrecando danni per migliaia di euro. Poco tempo dopo, in una parte dello stesso canale che attraversa il quartiere San Vito, le guardie di bacino si sono ritrovate difronte ai segni di un´atroce mattanza con decine di pesci uccisi a sassate sulla pavimentazione della paratoia. Solo dopo un´abitante della zona ha raccontato di essere stato minacciato dagli stessi pescatori di frodo che arrivavano sul posto a bordo di un furgone nero con targa appartenente ai paesi dell´Est Europa. «Peschiamo per mangiare - hanno intimato gli immigrati al testimone -: se chiami i carabinieri te la facciamo pagare». Questi episodi, una minima parte di quelli accaduti, denunciano uno stato di necessità estrema, non guarda in faccia a nessuno: regole, persone, ambiente. Con la crisi, succede anche questo.

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