Gamberi uccisi dalla peste nell'oasi del torrente Verde: morti ventimila esemplari
Borrello, è stato un fungo a causare la strage nell’incubatoio del torrente Verde. Non ci sono rischi per l’uomo ma la Asl emetterà un protocollo per la profilassi

La malattia, è bene ripeterlo, non è dannosa per l’uomo. Il centro di riproduzione di Borrello è localizzato all’interno della Riserva naturale guidata regionale “Cascate del Verde” e del sito Sic “Abetina di Rosello e Cascate del Verde”, sulla sinistra idrografica del torrente Rio Verde (bacino del Sangro), a monte della cascata, a 760 metri. L’incubatoio della riserva fa parte del progetto “Crainat-Conservation and recovery of Austropotamobius pallipes in Italian Natura2000 sites”, finanziato nell’ambito del programma comunitario Life+2008. L’iniziativa ha come obiettivo la conservazione-incremento delle popolazioni di gambero autoctono. Nell’incubatoio dove avviene l’accoppiamento degli adulti tra ottobre e novembre (le uova schiudono a giugno e ai primi di novembre c’è la reintroduzione nel territorio) la peste ha determinato la morte di tutti gli animali adulti.

Durante gli interventi è emerso il danno rilevante: da alcuni dati ancora approssimativi (stime scientifiche saranno effettuate a fine estate) la popolazione morta si attesterebbe sull’80%. Normalmente in 60 metri del torrente Verde (lungo circa 8 chilometri) sono stimati circa 200 adulti. La speranza sono comunque quegli adulti che nel fiume hanno resistito alla peste, bisogna ripartire da loro per superare questo momento critico.
Matteo Del Nobile
Integrare e reimmettere esemplari di gambero autoctono in altri corsi d'acqua della Provincia,sarebbe non solo auspicabile ma quasi di obbligo al fine di garantire la sopravvivenza della specie
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