Morìa di gamberi di fiume nell’oasi del torrente Verde
Borrello, strage di femmine e novellame: la causa forse è dovuta a un fungo. L’esperto Pagliani: "Danno rilevante"
BORRELLO 13.07.2013. Morìa di gamberi di fiume nell’incubatoio delle Cascate del Verde e nell’omonimo torrente: alcuni animali morti sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico di Teramo che, in mattinata, dovrebbe emettere la diagnosi. I danni sono ingenti. Il sospetto è che si tratti della peste del gambero, l’afanomicosi (malattia provocata da un fungo) che colpisce la “corazza” dei gamberi nostrani perforandola e uccidendo l’animale nel giro di poco tempo. Le cause della diffusione del fungo possono essere molteplici ed è difficile prevenirne gli effetti. La patologia non è pericolosa per l’uomo.
Dell’argomento se ne parlerà oggi, nella Riserva delle Cascate, durante il forum “Gestione ittica e tutela della biodiversità fluviale”. I lavori sono coordinati da Tommaso Pagliani, Centro di scienze ambientali Consorzio Negri Sud e project manager Crainat.
I primi casi si sono verificati il 10 luglio quando, operatori dell’incubatoio, hanno trovato nel torrente Verde alcuni gamberi adulti morti. Il rientro nella struttura è stato devastante: tutte le femmine e il novellame (gamberetti attaccati all’addome delle madri) erano morti. È così scattato l’allarme. L’incubatoio della Riserva fa parte del progetto “Crainat-Conservation and recovery of Austropotamobius pallipes in Italian Natura2000 sites”, finanziato nel programma comunitario Life+2008.
Il gambero di fiume è una specie a elevata priorità di conservazione sia per il bracconaggio sia per l’inquinamento dei corsi d’acqua. L’iniziativa ha come obiettivo la conservazione-incremento delle popolazioni di gambero autoctono. Diverse le fasi del progetto: accertare la reale popolazione dei gamberi, far nascere negli incubatoi nuovi gamberi e quindi, liberazione del novellame. L’accoppiamento degli adulti avviene tra ottobre e novembre; le uova schiudono a giugno e ai primi di novembre c’è la reintroduzione nel territorio. La morìa ha quindi causato un grave danno perché si sono persi l’intero patrimonio dei riproduttori e la progenie.
«È un danno rilevante», afferma Pagliani, «ma non coinciderà certo con la chiusura delle strutture, appena possibile ricominceremo con le nostre attività».
Matteo Del Nobile
CERTO E' CHE PRIMA CHE INIZIASTE QUESTE SPERIMENTAZIONI SUL FIUME VERDE QUESTE MANIPOLAZIONI GENETICHE UNA MORIA COSI DEVASTANTE NON ERA MAI SUCCESSA....ANDATE VIA E FATE FARE A MADRE NATURA PRIMA CHE IL TUTTO SIA IRREVERSIBILE....TANTO I FINANZIAMENTI LI AVETE GIA'PRESI...
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