I corpi idrici
sotterranei della Regione a forte rischio
I dati dell'Arta rivela una
forte compromissione delle aree di fondovalle
29.04.2014 - L'Arta
ha da poco pubblicato i dati relativi alla qualità dei corpi idrici
sotterranei. La situazione è allarmante: in stato 'buono' ci sono solo quelli
in aree montane non antropizzate.
Il 50% delle acque sotterranee in Abruzzo è in una condizione di forte
degrado, con la quasi totalità dei corpi idrici delle aree di fondovalle
classificati nello stato 'scadente'.
È questo il risultato sconvolgente che emerge consultando la carta
dell'Arta redatta per le attività di monitoraggio predisposte dalla Regione
Abruzzo, Assessorato alle OO.PP., nell'ambito dell'aggiornamento del Piano di
Tutela delle Acque. Il documento riporta gli ultimi dati disponibili (al 2012)
sulla qualità dei corpi idrici sotterranei in Abruzzo. Come per i fiumi la
Direttiva 60/2000/CE prevede che entro il 2015 tutte le acque sotterranee
devono raggiungere lo stato 'buono'. Dei 28 corpi idrici monitorati dall'ARTA ben
14 sono nello stato 'Scadente'.
Le uniche aree di fondovalle della regione di fondovalle classificate nello
stato 'buono' sono la piana del medio e basso Sangro e quella attorno a
Castel di Sangro. Per il resto appare drammatica la situazione di
contaminazione delle acque sotterranee della piana del Tronto (72% dei
punti controllati oltre i limiti!), del Vomano (58%), del Saline (63%), del
Vibrata (71%), del Pescara (58%), Sinello (60%), Foro (58%).
Significativa l'inclusione nella classe 'scadente' della Piana del Tirino
(40%). Le due grandi conche interne, quella del Fucino (58%) e la Valle Peligna
(30%) sono anch'esse in stato di sofferenza. Anche quella più piccola di
Oricola mostra uno stato "scadente" con il 60% dei punti fuori norma.
Le cause di tale situazione vanno cercate negli input chimici dell'agricoltura
intensiva (sia per i pesticidi sia per i nitrati) e nei residui delle
lavorazioni industriali (prevalentemente solventi come cloroformio,
tetracloroetilene e tricloroetilene).
Dichiara Augusto De Sanctis, del Forum abruzzese dei Movimenti
per l'Acqua: «L'Abruzzo è una regione ricca d'acqua ma la stiamo
contaminando in modo dissennato. Qui non è solo una questione limitata al caso
limite di Bussi perché ci troviamo davanti ad un inquinamento diffuso
che rende la qualità dell'acqua distante dagli obiettivi di qualità di legge in
quasi tutte le aree antropizzate. Non appena la falda che si muove sotto i
nostri piedi incontra un'area antropizzata oppure vi piove sopra infiltrandosi
la sua qualità scade in maniera ineluttabile. Appare una vera e propria
condanna all'inquinamento per il bene più prezioso che abbiamo, che ha anche un
valore strategico nel Mediterraneo, soprattutto in un'epoca di cambiamento
climatico. Tutti si riempiono la bocca con la parola sostenibilità, ma i dati
oggettivi ci dimostrano che la Natura non regge più questo modello economico.
La nostra agricoltura ha troppi input chimici, con il teramano in condizioni
estremamente difficili per i nitrati. Le aree industriali e artigianali sono
state disseminate quasi in ogni paesino rendendo impossibile un controllo,
un'adeguata dotazione dei servizi essenziali e una gestione efficace delle
attività di prevenzione e gestione dell'inquinamento. È indispensabile un
radicale cambio di rotta, concentrando le risorse del nuovo Piano di Sviluppo
Rurale e attuando una politica industriale severa nei confronti delle aziende
che hanno l'obbligo di produrre senza contaminare la risorsa alla base delle
vita. Chiediamo controlli serrati, partendo dalle aree dove si
concentrano le sorgenti principali, come quelle del Tirino e delle Sorgenti del
Pescara, dove dobbiamo prevenire qualsiasi tipo di rischio guardando cosa
accade a monte. A mero titolo di esempio, sconcerta la notizia riguardante
l'attività di cava ad Ofena posta sotto sequestro anche per l'ipotesi di uno
scorretto smaltimento in loco delle acque di lavaggio degli inerti. A monte
delle sorgenti non ci devono essere attività che pongono a rischio un
patrimonio essenziale. Chiediamo, tra l'altro, il rispetto immediato delle
previsioni dell'Art.28 comma 2 del Testo Unico sull'Ambiente che impone al
Comitato CCR_VIA di pubblicare sul proprio sito WEB le modalità di svolgimento
del monitoraggio, i risultati e delle eventuali misure correttive adottate
rispetto ai progetti approvati. Sul sito della Regione non vi è traccia alcuna
di tali documenti. Tutto ciò è inaccettabile. Il Piano di tutela delle acque
deve immediatamente perimetrare le aree di salvaguardia e le fasce di rispetto
per gli acquiferi, dettando norme stringenti per tutte le attività produttive.
In caso contrario, che territorio lasciamo ai giovani?».
Redazione Trigno.net
Nessun commento:
Posta un commento