'Caos
Trigno': due quintali e mezzo di trote immessi nell'acqua contaminata
Il 13 febbraio 2014, effettuato il
ripopolamento lungo il fiume.
In questi giorni tiene banco il caso del Trigno malato,
contaminato dalla salmonella. Un dibattito nel quale è difficile comprendere
qual è l'aspetto più grave: l'inquinamento o l'incredibile incomunicabilità fra
enti (della quale avevamo parlato già un anno fa).
Che nei campioni prelevati a Schiavi
d'Abruzzo (2 su 4), San Giovanni Lipioni (2 su 4), Tufillo (4 su 4) e Lentella (1
su 4) ci fosse la salmonella è emerso almeno 4 mesi fa. I rilievi sono stati
eseguiti dal personale dell'Arta di San Salvo nel periodo settembre-dicembre
2013, la comunicazione dell'Arta di Pescara alla Asl a inizio maggio, la
Asl ai Comuni, Regione e Provincia il 9 maggio. Alcuni giorni dopo sono
scattate le ordinanze dei Comuni che si affacciano sul fiume Trigno.
Cos'è accaduto nel frattempo
in questi mesi? È successo ad esempio che l'Arci Pesca Fisa provvedesse al ripopolamento
della trota lungo il corso dello stesso fiume. Il 13 febbraio scorso sono stati
immessi circa 2 quintali e mezzo di trote nei tratti di fiume dei vari Comuni
della vallata. Un'operazione che poteva essere evitata semplicemente comunicando
in tempo i dati analitici emersi nel frattempo, risparmiando il costo per il
ripopolamento e i rischi alla salute. Da gennaio ad aprile, inoltre, della
stessa acqua non è stato fatto uso irriguo?
La storia dell'assenza di
comunicazione intanto prosegue. La stessa Arci Pesca Fisa, che ha anche una convenzione
con la Provincia di Chieti per la vigilanza ambientale del territorio, non ha
ricevuto nessuna segnalazione dallo stesso ente (che a maggio è stato avvisato
dalla Asl). La situazione di caos è chiaramente illustrata dal presidente Giuseppe
Zappetti: «Non avremmo mai portato a termine il ripopolamento se solo avessimo
saputo le condizioni in cui versava il Trigno. La Provincia inoltre continua a
non farci sapere nulla. Abbiamo appreso della grave situazione solo dagli
organi di stampa. È proprio il caso di dire non sappiamo che pesci prendere,
visto che non sappiamo neanche più chi sia il nostro referente».
San Salvo.net - Antonino Dolce
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