Inquinamento delle acque
del fiume Trigno e quei mesi di 'sospetto silenzio'
La
Regione pubblica tutti i documenti sul Bura dopo la presa di posizione del WWF
A trenta giorni dall’emergenza idrica che ha
interessato San Salvo e parte di Vasto per via dell’inquinamento del Trigno e
dopo mesi dai rilevamenti che avevano già messo in luce i valori fuori norma,
la Regione Abruzzo ha pubblicato sul suo Bollettino Ufficiale i primi documenti
relativi allo stato delle acque del fiume che segna il confine con il Molise.
Della serie: acque inquinate, ma per lungo tempo
silenzio generale fino all’ordinanza di divieto di uso a fini potabili
risalente alla fine del gennaio scorso. È stata divulgata la determina del
dirigente regionale, con relativi allegati, che classificano le acque del
Trigno nel comparto peggiore per la possibilità di potabilizzazione.
Da una prima analisi dei documenti a cura del WWF - in
un documentato articolo pubblicato sul sito primadanoi.it - viene in
luce una cronistoria singolare per la durata del procedimento, visto che sono passati
ben 7 mesi dal campionamento alla chiusura della derivazione sul Trigno
all'altezza di Lentella. Trattandosi di una vicenda connessa alla
potabilizzazione di acqua che poi viene distribuita alla popolazione il WWF
stesso ritiene quanto accaduto «sconcertante e meritevole di approfondimento».
La normativa di riferimento, in questo ambito, è
quella contenuta nel decreto legislativo 152/2006 il quale dispone che bisogna
classificare da un punto di vista chimico-microbiologico i tratti di fiumi che
devono essere potabilizzati. Classificazione che dovrebbe essere svolta prima
dell'avvio delle acque al potabilizzatore. Sulla base di precisi parametri e di
analisi svolte mensilmente, almeno per un anno, le acque dei fiumi possono
essere classificate in quattro categorie: A1 (acque potabilizzabili con
trattamenti leggeri, essenzialmente disinfezione); A2 (acque potabilizzabili con
trattamenti più complessi); A3 (acque potabilizzabili solo con trattamenti
spinti). Le acque di queste prime tre classi possono quindi essere avviate alla
potabilizzazione, con trattamenti differenziali sulla base del diverso grado di
contaminazione presente nel fiume La quarta e ultima classe (non
classificabile), invece, rende le acque di quel tratto di fiume non
potabilizzabili, se non in caso di emergenze.
Dalla lettura della determina e delle documentazione
allegata si evince che la Asl ha avviato tra il 2011 e il 2012 il periodo di
monitoraggio e nell'ambito di questo il 18 giugno 2012 veniva raccolto un
campione che veniva inviato all'Arta per le analisi. Il 13 agosto 2012 l’Arta
completava le analisi e il 29 trasmetteva alla Asl il referto; il 18 ottobre
2012 si riuniva il comitato regionale per la classificazione ai fini della
potabilizzazione durante il quale la Asl proponeva la classificazione del
Trigno in categoria A3 (quindi acqua potabilizzabile con trattamenti spinti);
nella stessa riunione l'Arta si opponeva facendo notare che i parametri non
rientravano in questa categoria rendendo così le acque di quel tratto del
Trigno non classificabili (quindi non potabilizzabili). Il Comitato lo stesso
18 ottobre accettava la linea proposta dall'Arta rispetto a quella avanzata
dalla Asl e classificava di conseguenza il Trigno nella categoria non
classificabile; il 23 novembre 2012 la Asl Lanciano-Vasto-Chieti provvedeva
a inviare alla Direzione Sanità della Regione il parere sanitario sulla base
del verbale del Comitato per la classificazione; il 24 gennaio il sindaco
di San Salvo emetteva l'ordinanza con cui si vietava l'uso potabile dell'acqua
nell'area industriale (con conseguenze anche per la riviera sansalvese e di
Vasto, in parte servita dalle acque del Trigno); il 13 febbraio il sindaco
revocava l'ordinanza, in quanto il prelievo dell'acqua veniva spostato in un
altro tratto più a monte, anche sulla base di una delibera della Giunta
Regionale che disponeva l'emergenza per l'approvvigionamento idrico nell'area.
Tutti questi passaggi, ufficiali, sono stati resi noti
attraverso la pubblicazione sul Bura soltanto dopo la dura presa di posizione
del Wwf sulla necessità di garantire massima trasparenza sulla questione e
grazie ad una norma della Legge regionale del 2010 introdotta dal Consiglio
regionale grazie agli emendamenti proposti dalla stessa associazione e dal
Forum dei Movimenti per l'Acqua in sede di audizione. «La vicenda si
preannuncia spinosa e non senza nuove sorprese - si legge su primadanoi
-. Per certi versi non sembra discostarsi dal grande scandalo vissuto nel
Pescarese nel 2007 quando si scoprì che gli enti sapevano che l’acqua
somministrata alla popolazione era inquinata (con veleni, contaminata e
diluita), ma nessun amministratore pubblico si sentì per anni in dovere di
allertare, comunicare, pubblicare documenti».
E il Wwf, che già allora scoperchiò quel grave
episodio, si riserva di acquisire altri documenti per decidere il da farsi.
a cura della redazione TRIGNO.NET
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